Continua la missione in Burkina Faso

Continua la missione in Burkina Faso di alcuni nostri volontari.

Ecco la testimonianza del volontario Paolo Bocchi:

“Nel 1985 Amurt ha iniziato ad operare in Africa partendo da quello che era considerato il Paese più povero al mondo, cioè il Burkina Faso, non solo, si decise di cominciare dalla regione del Sahel, sicuramente la più disastrata in assoluto. I problemi da risolvere erano tanti: primo fra tutti l’accesso all’acqua con molte di criticità connesse, ma anche la mancanza di ospedali, il tutto in un contesto estremo cioè il deserto. Nonostante questa situazione complicata non ci siamo persi d’animo, abbiamo familiarizzato con la gente locale per capire di cosa avesse maggiormente bisogno ed abbiamo cercato di responsabilizzarla coinvolgendola nei progetti. Questo è l’approccio di sostegno di Amurt, è importante lavorare a stretto contatto con la popolazione nel rispetto delle loro tradizioni stabilendo legami solidi e duraturi.

Il Burkina Faso è cronicamente affetto da carenza idrica, piove solo da luglio ad agosto e per il resto dell’anno non scende una goccia, abbiamo quindi molte richieste di pozzi per estrarre acqua ma purtroppo non riusciamo ad accontentare tutti, recentemente però abbiamo perforato a Lebnorò e durante il nostro viaggio il villaggio ci ha voluto ringraziare a modo suo. I capi villaggio della zona si sono radunati per l’evento ed anche tutta la popolazione era presente in massa, con donne e bambini, la cerimonia è stata toccante e ci ha fatto capire ancora meglio quanto sia importante per la qualità della vita l’accesso all’acqua potabile. Abbiamo letto negli occhi della gente la riconoscenza per avergli fatto questo regalo perchè dove non c’è acqua, manca igiene, le malattie proliferano, non si può coltivare, quindi anche l’alimentazione è carente, si va poi alla ricerca di acqua compiendo estenuanti viaggi a piedi con taniche sulla testa e chi compie questo lavoro? Donne che non possono occuparsi delle faccende domestiche ed i bambini che quindi non vanno a scuola. Come ci hanno confermato alcuni anziani, l’acqua è anche fondamentale per costruire mattoni di argilla per le loro abitazioni. Ci siamo quindi scambiati regali, ricevendo un cappello e una borsa fatti a mano e un sacco di miglio. Noi abbiamo portato magliette, pesto genovese e caramelle e palloni per i bambini, poi spazio alla festa con danze in costumi tradizionali che ci hanno contagiato. Tantissime strette di mano per manifestare una genuina e sincera gratitudine che ci ha commosso!”.