La missione in Turchia è volta al termine

Il tempo è volato come sa fare quando è il cuore che ci spinge ad agire, e se c’è una cosa di cui abbiamo gioito è proprio la genuina umanità che viene fuori quando tutto appare perduto. Ci sono stati abbracci e lacrime trattenute o meno, perché al di là delle cose fatte per risolvere i problemi materiali causati dal terremoto, il nostro servizio è stato soprattutto quello della presenza attiva, a testimoniare l’unità che sotto l’apparente egoistica indifferenza, scorre profonda e collega tutti noi esseri umani.

Classe di yoga per le donne di Ekinci, raccontarci storie e immaginare il futuro in una tenda, fra risate e abbracci, la visita fino ad Istambul, le attività con i bambini. Il seme della fratellanza è stato piantato, ciò che ci rimane sono le bellissime sensazioni che avremo un grande piacere ricordare, anche perché il lavoro di assistenza non è finito solo perché la sofferenza causata dal terremoto non è più presente nei telegiornali.
Il tremendo lavoro di rimozione delle carcasse di tutto continua e continuerà per anni ancora, ma ciò che importa è che si rimanga uniti, perché quella è la nostra unica forza e speranza. Il camper di AMURT ci ha permesso di stare vicini ai sopravvissuti del terremoto 24 ore al giorno e, da adesso in poi, fungerà da mezzo di pronto intervento semmai avvengano altre calamità ovunque in Europa.
Grazie di cuore a tutti i volontari!