Grecia

Il dramma di chi scappa dalla guerra

Il dramma di chi scappa dalla guerra non si esaurisce una volta abbandonato il proprio Paese, nonostante le leggi internazionali parlino chiaro.

Una delegazione di AMURT Italia, composta dal presidente italiano Paolo Bocchi e dal giornalista fotoreporter Erberto Zani, si è recata in Grecia per visitare i campi profughi.

Siriani, afghani, curdi, iracheni, yemeniti, e profughi di altre nazionalità non dichiarate. La maggior parte non sarebbe mai fuggita se non fosse stata costretta dal conflitto armato.

LA STORIA DI HASSAN

Quando una bomba ti distrugge casa e muoiono entrambi i tuoi genitori non vuoi più saperne di combattere in una guerra che non condividi. Hassan Mansur, siriano conosciuto al porto di Atene, dove vive da oltre 2 mesi, ci ha raccontato la sua drammatica storia.

Dal 2011 studiava e lavorava nel Libano.Una volta laureatosi, trovò lavoro come gestore di ristoranti. Buona parte dei soldi che guadagnava li spediva a casa, in Siria. Dopo 5 anni di lontananza decise di tornare per far visita ai suoi cari. Durante il viaggio la tragedia: una bomba gli impedì di rivederli per sempre.

Fuggì illegalmente in Turchia per sottrarsi agli obblighi militari, raggiungendo a piedi la costa e si imbarcò per l’isola di Lesbo.

Si fermò al confine con la Macedonia, dove rimase bloccato per la chiusura delle frontiere per 3 settimane, insieme ad altri 20.000 profughi. Ora si trova nel porto del Pireo ad Atene, sicuramente uno dei peggior posti che abbiamo visitato durante il nostro viaggio.

Hassan è un uomo pieno di energia che, nonostante il suo dramma, non si da per vinto: ogni giorno al Pireo bisogna sfamare circa 3000 persone, lui, forte della sua esperienza di ristoratore, ha chiesto di poter cucinare per i suoi compagni costituendo una squadra di profughi di diverse nazionalità e con il supporto finanziario di una ONG, è riuscito nel suo intento creando un’attività molto gradita a tutti.

Non tutti i profughi però hanno la forza di Hassan, ci sono anche famiglie numerose, anziani,  donne in gravidanza, disperati alla ricerca di un futuro migliore, negargli questa possibilità è disumano.

Siamo stati anche nei campi di Rezona e Malacasa, abbiamo vissuto a stretto contatto con i profughi portando la nostra solidarietà cercando anche di capire il loro stato d’animo.

AMURTEL Grecia aiuta anche le donne in gravidanza sostenendole psicologicamente e con visite periodiche, distribuendo loro latte e pacchi alimentari.

È presente presso il Pireo, ma sta cominciando nuove collaborazioni anche in altri campi profughi.